La sindrome dell’impostore

L’espressione “sindrome dell’impostore” è stata coniata nel 1978 dalle psicologhe statunitensi Pauline Clance e Suzanne Imes e descrive la convinzione di non meritare il successo ottenuto.



Le persone che ne soffrono attribuiscono il merito degli obiettivi raggiunti a fattori esterni come il caso, la fortuna, la responsabilità altrui etc. e non riescono ad accettare riconoscimenti.

In buona sostanza chi soffre della sindrome dell’impostore non si sente affatto meritevole e crede di aver ingannato chiunque la pensi diversamente. Da qui il termine “impostore”.

La convinzione di aver perpetrato questo inganno genera una profonda paura di essere scoperti nella propria incapacità e inadeguatezza e conseguentemente di perdere tutto ciò che si è costruito.

🌀 Curiosità:

⁃ Lo studio delle dott.se Clance e Imes ha coinvolto 150 donne di successo, gran parte delle quali risultatarono essere convinte che il raggiungimento dei loro ruoli prestigiosi fosse del tutto fortuito. La sindrome dell’impostore fu quindi inizialmente attribuita esclusivamente alle donne e solo in un secondo tempo ci si rese conto che colpisce una gran parte della popolazione, in prevalenza con alto grado di istruzione (McDevitt 2006)

⁃ Esiste un fenomeno denominato “effetto Dunning-Kruger”, per cui molte persone tendono, contrariamente alla “sindrome dell’impostore”, a sovrastimare le proprie conoscenze, nonostante queste siano decisamente esigue.

⁃ È stato ipotizzato che il celeberrimo Albert Einstein soffrisse anch’egli della sindrome dell’impostore. Queste alcune sue parole: “La considerazione esagerata in cui viene tenuto tutto il mio lavoro, mi mette a disagio e talvolta mi fa sentire un imbroglione, anche se involontario”

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Bibliografia:

Clance, P. R., & Imes, S. A. (1978). The imposter phenomenon in high achieving women: Dynamics and therapeutic intervention. Psychotherapy: Theory, Research & Practice, 15(3), 241–247

McDevitt, N. (2006). Unmasking the Imposter phenomenon: Fear of failure paralyzes students and faculty. The McGill Reporter, volume 38 (17), p. 1-2.